Se siete qui, significa non siete sicuramente al primo step nell’infinito mondo della produzione musicale, probabilmente state provando molte strade cercando di definire quella giusta per voi ed il vostro stile. Oppure, volete solo ampliare il vostro bagaglio di conoscenza (il che vi fà onore perché c’è sempre da imparare). Il nostro approccio, come sempre è molto personale.

produzione musicalePRIMA FACCIAMO UN RIPASSO STORICO

Negli anni ’60/’70, la produzione musicale era alquanto complicata, ma garantiva un alto tasso di qualità. I dischi erano registrati ed arrangiati da chi aveva specifiche competenze (musicisti e compositori), e la musica “disco” non faceva eccezione: Herbie Hancock, Le Pamplemousse, Cerrone, etc. Gli artisti si servivano di vere e proprie orchestre a volte per le loro session in studio. I risultati sono sotto gli occhi di ogni intenditore, visto che vengono rivisitate, proposte ancora oggi a 40 anni e oltre di distanza.

A cavallo tra gli anni ’70 ed ’80, fece il suo ingresso nella scena il synth. Vennero rivoluzionati suoni e metodologie, ma non le competenze. Le produzioni conobbero l’elettronica in modo massimale (anche se personaggi come i Kraftwerk avevano tracciato un solco già nel ’71 in questo senso), tutto si fece più “dark” ma veniva realizzato sempre in studio, da professionisti.

Negli anni ’90, si inizio’ a parlare di “house music” e di produzioni affidate a chi sentiva davvero il polso dei club e dei locali, ovvero quella figura che andava a delinearsi come Disc Jockey. Il quale, servendosi dei ferri del mestiere (tanti dischi dischi ed un background di cultura musicale), batterie elettroniche, synth, e campionatori, delinearono un sentiero che ancora oggi, seppure con criteri e metodologie decisamente più accessibili, permette a chi coltiva questa passione di ottenere risultati ben al di là di un livello qualitativo “medio”.

Akai Sampler S2800 S3000 S3200

Di acqua sotto i ponti però ne è passata parecchia. Gli artisti di cui abbiamo scritto, contavano su budget ed attrezzature che solo specifiche competenze permettevano di utilizzare al meglio. Le produzioni di allora nascevano dopo ore ed ore di lavoro certosino; se immaginiamo che un campionatore AKAI riusciva a malapena a trattare dati solo per 1.5 Mb (immaginate cosa comportava “rubare” un campione di batteria funk ad una frase di James Brown).

Arrivati ai giorni nostri, vi trovate davanti il vostro bel setup, fatto di IMac o PC, uno o più controllers, scheda audio, uno o più sound reference (coppia di monitors da studio), qualche synth e due (o più) dischi rigidi esterni contenenti tonnellate di librerie e loop, tutto pronto all’ uso. E non abbiamo tenuto conto dei vari plug-ins e VST (gli effetti audio e gli strumenti virtuali) con cui tratterete il vostro lavoro. Il tutto ad una cifra che raramente supera i 5000 euro, (nel passato si parlava di 120’000’000 di lire o di 60’000 dollari, giusto per farvi capire come tutto oggi è più accessibile). Pensate di avere la discografia in pugno, siete pronti a dare sfogo alla vostra creatività condita di alcune nozioni tecniche apprese tramite corsi e/o seminari (o tutorial appositamente acquistati),

MA……….

Come anticipato poc’anzi, la produzione (anche in questa realtà cosi’ globalizzata e fruibile) discografica NON E’ UNO SCHERZO. Occorre tanto lavoro, un bagaglio culturale adeguato, sensibilità artistica, essere costantemente aggiornati su tecniche e metodologie , e TANTA passione. Non è questa la sede adatta per sproloqui o prediche su chi volete diventare o chi siate, ma qualche suggerimento possiamo darvelo:

1. SIATE CURIOSI

Se pensate che le idee vi cadano dal cielo solo per un paio di video osservati su YouTube, oppure solo per aver ascoltato una mezz’ora di campioni audio dalle vostre librerie, beh inutile dirvi che per il 95% dei casi vi sbagliate, alzatevi e fate una passeggiata. Scavate dentro il vostro background musicale, chiedetevi il perchè di quella melodia, di quel suono missato e ripreso in quello specifico modo. Non fermatevi alle prime 50 track deep, techno, rock o pop che ascoltate, studiate chi ha fatto e perchè lo ha fatto molti anni prima di voi. Non fatevi assalire dall’ ansia da prestazione, dato che i “preliminari” hanno la loro importanza.

2. NON ACCONTENTATEVI

Sviscerate il vostro materiale, analizzate quanti più suoni possibili, non fermatevi alla prima ritmica, al primo lead o basso che “vi sembri vada bene”. Scegliete materiale che suoni bene già in partenza, che sposi perfettamente il lavoro che avete intenzione di portare a termine. Correte il rischio di mandare a puttane giorni interi passati a cercare di adattare suoni poco convincenti (registrati male, saturati, distorti, poco puliti) e incastrarli nel mix. Siate critici (senza esagerare) con voi stessi.

3. IDEE CHIARE

Prima ancora di sedervi davanti alla vostra work-station, costruite il vostro lavoro nella vostra testa. Immaginate una possibile stesura, i suoni potenziali, e il sound che vorreste conferire. Sembra un giochetto per bimbi, ma vi troverete il 50-60% del lavoro preliminare già svolto…

 

4. NON INNAMORATEVI

produzione musicalePosso capire che ogni lavoro parli di voi, delle vostre prospettive artistiche, che porti la “vostra” firma (sia che siate dei neofiti alle prime armi o degli artisti con due/tre anni di produzioni alle spalle), ma i primi, severi ed obiettivi giudici di voi stessi SIETE PROPRIO VOI. Riascoltate ciò che avete fatto più volte, da più ascolti possibili (lo stereo di casa, della vostra auto, lo studio del vostro amico, il club dove dovrete suonare, etc.). Solo quando il responso sarà unanime, allora potrete chiudere il lavoro e inviarlo alle label. Confrontatevi inoltre con chi ha più esperienza, ma senza farvi scoraggiare o umiliare da atteggiamenti di superiorità (ostentata da parte di eventuali ex artisti sul viale del tramonto frustrati dagli ultimi anni trascorsi sul nulla). Il confronto deve servire a farvi crescere, non a deprimervi.

5. NON ABBIATE FRETTA

Ok, avete pronto il vostro bell’ EP, le tracce sono già state adeguatamente esaminate, missate (da voi o in studio), e sono pronte all’ascolto da parte delle potenziali etichette discografiche a cui inviarle. Labels che oggigiorno, sono più della popolazione indigena dell’Asia centrale. Fate una attenta cernita di quale potrebbe essere interessata ai vostri prodotti, e (indice di serietà) attendete con pazienza la risposta della prima alla quale vi siete rivolti, prima di interpellarne un’altra, alcune di esse rispondono anche dopo un mese, quindi mettetevi sereni e aspettate, se lo staff è serio risponderà. Non scrivete a tre label insieme, dato che gli owner manager delle etichette a cui vi siete rivolti potrebbero rispondervi “sei già impegnato con la XXX records? Eh, ma noi riceviamo 3000 demo al giorno, abbiamo i nostri tempi per esaminare il materiale. Visto che è così, non mandarci più nulla in futuro. Buona fortuna”. E in questo modo vi brucerete una porta per il successo, la professionalità e disciplina serve anche agli inizi.


P.S. DIVERTITEVI, non prendiamoci troppo sul serio 😉

Voi che altri suggerimenti avete da aggiungere a questa nostra lista sulle 5 regole per una buona produzione musicale? Scrivetelo nei commenti qui sotto.