Ciao amici, dopo aver visto nel primo articolo cosa sono i Livelli operativi e “Gain Structure”, oggi ci soffermeremo su uno dei principali strumenti indispensabili ad ogni produttore (e non solo).

IL COMPRESSORE

Bestia complessa da affrontare ed argomentazione ostica da assimilare. Il suo utilizzo negli anni ha visto mutazioni e tratti avveniristiche, senza vedere però sottovalutata la sua importanza. Basti pensare che il successo di numerose canzoni del passato ed odierne è dovuto proprio ad un utilizzo estremamente versatile di questo strumento, sulle cui potenzialità sono stati versati litri e litri di inchiostro e impostati milioni di trattati dai più importanti fonici sul pianeta. Senza considerare che alcune fra le principali band di ogni genere (dal rock alla house music, ad es. i Daft Punk) hanno fatto del compressore una vera e propria macchina creativa, sradicandolo dal classico ruolo di “processore della dinamica”.

Non aspettatevi qui un ennesimo tutorial sull’ utilizzo della macchina in sè, non mi arrogo questa presunzione, sia nel network che off-line, siamo circondati da tantissimi ottimi professionisti dell’audio che possono illuminarci ogni giorno. Il mio “suggerimento” verte invece su una pratica che sta prendendo sempre più piede tra chi vuole rendere alcune parti dei suoi brani più ricche e corpose, senza comunque penalizzare eccessivamente la dinamica.

Shadow Hills Mastering Compressor

L’utilizzo classico del compressore ha uno scopo di base: processare la “dinamica” appunto, di determinati suoni o linee armoniche e/o ritmiche. Se vogliamo rendere uniformi due parti di chitarra suonate in due modi diversi ,con picchi e intensità diversi tra loro, si utilizza il compressore per irrobustire globalmente tutta la parte, ma l’espressività (usando le parole dei miei maestri) del musicista ne risulta alterata, a discapito anche del brano stesso che, dinamicamente, risulterà un po’ “fermo”.

 

 

 

Il trucco per aggirare il problema risiede nella cosiddetta “compressione parallela”, utilizzata su larga scala oggi, (in particolar modo sulle ritmiche o sulla “drum” in generale).
Poniamo il caso di trovarci davanti alla nostra bella linea ritmica (kick, rullanti, HH open e closed, snares,ecc…) e di averla già sistemata nel mix. Si, suona bene, anche abbastanza potente ma…alcuni elementi sembrano “cristallizzati” nel mix, quasi esistessero autonomamente. Ok, comprimiamo singolarmente ogni parte…ops, lo snare è quasi scomparso, il kick sembra ridotto ad un cartone sfondato….insomma, e’ tutto piatto.

Come fare?

Screen della compressione parallela applicata su Ableton

Settiamo l’uscita di TUTTI i componenti della drum (potete includere anche il kick ma lo sconsiglio, per preservarne l’impatto) su di un bus ausiliario (mandata) che nomineremo appunto “drum” ( nomenclatura a piacere ovviamente). Ascoltiamolo in “solo”, escludendo ogni altro suono, nell’ interfaccia del banco mixer della DAW. Successivamente, sul bus AUX in questione, apriamo una mandata ausiliaria , controllata dai potenziometri virtuali (SEND).
ATTENZIONE: L’USCITA (OUT) di ogni elemento drum dev’essere “dirottata” totalmente sul bus AUX, non “gestita” dalle mandate di ogni traccia, come si farebbe per aggiungere un riverbero od un delay ausiliario.
Apriamo una mandata sull’AUX bus della drum, ed inseriamo un compressore in insert. In tal modo, abbiamo un bus dove suonano tutti gli elementi della batteria, ed un altro AUX bus dal segnale compresso. L’intensità del segnale è gestita dal potenziometro di mandata, in modo da poterlo miscelare opportunamente al segnale della drum. Settiamo la compressione in modo abbastanza estremo (attacco molto lento e rilascio veloce), in modo da rendere il tutto molto “nervoso”.
Miscelando i due segnali, vedrete che l’intera linea drum suona in modo potente, ma al tempo stesso “elastica”… per usare un termine tecnico, è tutto più “aggroovato”. Questo perchè abbiamo preservato la dinamica originale degli elementi di base usando una compressione leggerissima su ogni elemento, e contemporaneamente abbiamo miscelato un segnale ,comprendente la totalità delle parti ritmiche, estremamente compresso. Se volete aggiungere un tocco di originalità, potreste comprimere in “sidechain” ed aggiungere un leggero bitcrusher successivo al compressore. Questo vi consentirebbe un suono decisamente più “raw”, dai contorni volutamente “sporchi” (caratteristica tipica delle ritmiche UK garage a me tanto care).






Spero di esservi stato utile con questi miei accorgimenti, sarei proprio curioso di conoscere il vostro parere su questo argomento specialmente se utilizzate altri modi per aggirare questi “ostacoli” digitali, scrivete la vostra opinione nei commenti.

Written by Dave Scott

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