Ciao a tutti, abbiamo deciso di lanciare una nuova rubrica nel nostro blog dedicata ai music producer, ogni episodio tratterà un trucco o una curiosità nel mondo della produzione musicale, questa sezione verrà curata dal nostro artista Dave Scott.

Fin dagli albori della produzione cosiddetta “ITB” (in the box) , ogni lavoro veniva realizzato in ambiente quasi esclusivamente “analogico”. La resa audio si presentava , in ingresso ai vecchi banchi mixer o console SSL. Durante le varie fasi di sviluppo della traccia, tenendo anche conto anche della cosiddetta “headroom” (l’ampiezza sonora sopportabile prima di giungere ad un segnale in distorsione, il cosiddetto “clipping”), il range sonoro a disposizione era compreso tra lo “0db” e un valore max di 22db, prima che le lancette dei VUmeter si schiantassero a destra e portassero i produttori a tirar giù parecchi santi dal calendario…
Oggi, in regime di produzione quasi totalmente digitale, il problema e’ stato in grande parte, fatemi dire ”bypassato”. Le varie DAW (Logic, Ableton, CuBase, ProTools, etc.) e le workstation stesse (IMac e PC) operano tramite convertitori che “tagliano” il segnale già in anticipo, prevenendo saturazioni indesiderate.

Ma allora… dove stà il problema?

Semplicissimo. Poco fà , esponevo il range audio su cui ci si doveva basare, prendendo come valore di base lo 0db, (che da ora chiameremo “dbU”), e cioè 0-22dbU, tenendo anche conto anche del cosiddetto “noisefloor”, (il rumore di fondo delle attrezzature, banco mixer compreso, da sommare insieme). Spostandoci in regime digitale, con suoni già pre-trattati in partenza, com’é che molti di noi, alla fine del lavoro, devono operare una serie abbastanza lunga di settaggi sui bus e sui cursori della DAW poiché gran parte del segnale originale risulta, senza averlo processato , già in evidente saturazione? Questo perché, proprio grazie ai convertitori della vostra DAW, il segnale audio in ingresso é già SUPERIORE ai famosi “22dbU” di uno stesso ipotetico segnale analogico, (ma nessuno di noi se ne accorge), dato che la vostra workstation “falsa” volutamente la resa sonora in uscita per evitare danni alla macchina stessa).
Ci ritroviamo quindi con un mix già saturato prima ancora di averci lavorato!

Gain Structure

Allego, per vostra utilità, una tabella di raffronto tra i vari regimi audio operativi (analogico e digitale): (24bit – 44.100 Hz).

 

 

 

 

 

 

 

 

Come potete notare, lo “0db” in ingresso del sistema analogico risulta corrispondente ai -18db dello stesso segnale in regime digitale , a condizioni operative normali (24bit/44.100 hz).

Da qui l’importanza di una gestione oculata e corretta dei livelli operativi in ingresso dei vostri segnali audio, proprio nella fase iniziale, quando state scegliendo i suoni da utilizzare. Lavorare a livelli audio bassi, puo’ senza dubbio conferire un responso totalmente “flat” al vostro mix, e consentirvi di lavorare decisamente meglio, a vantaggio della dinamica del mix e delle vostre orecchie (hai detto niente…!).

Il sistema piu’ rapido per arrivare a questo proviene dalla scuola anglosassone, ed e’ conosciuto come “gain structure” (struttura di gain/guadagno). Proprio in cima alla catena del vostro routing di segnale (primo ingresso del channel strip), inserite un gain settato in un ranga de -10 a -15 db (l’ideale sarebbe -18 ma basatevi sempre su cio’ che proviene dai monitor).

Procedete con questo sistema per TUTTE le vostre sorgenti audio. Scegliete suoni piu’ neutri possibile, e soprattutto, tenete conto che ogni “macchina” di processo (EQ, compressore, flanger, etc.) altera inevitabilmente l’uscita del vostro segnale, dandovi dei “db” in più indesiderati.

Occhio quindi ai controlli “wet/dry” delle vostre macchine, da cui potete gestire l’intensità dell’intervento del plug-in utilizzato sul suono in questione.
Spero di esservi stato utile con questi miei accorgimenti, sarei proprio curioso di conoscere il vostro parere su questo argomento specialmente se utilizzate altri modi per aggirare questi “ostacoli” digitali, scrivete la vostra opinione nei commenti.

 

Written by Dave Scott

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