Chi era “Dave” Mancuso, cosa ha fatto di così importante per essere ricordato come il fondatore della Club Culture e precursore del  Movimento Underground.

Ci sono persone che con il loro operato cambiano il modo di concepire le cose, con la propria intelligenza, sensibilità o visionarietà rivoluzionano la cultura, il modo di essere in una società caratterizzata dalla radicata concezione di un evento o del modo di viverlo. David Mancuso è stato una di quelle persone. Forse non ha cambiato il mondo, ma forse non pensava neanche di farlo, semplicemente voleva divertirsi e far divertire facendo ascoltare, bene, della buona musica.

E qui mi soffermerei sulla conclusione dell’ultima frase: divertirsi e far divertire facendo ascoltare, bene, della buona musica; non stiamo forse parlando di un gruppo di persone che vanno in un posto per ascoltare buona musica e divertirsi? Un Club, in cui viene proposta da un selezionatore, un DJ, attraverso una catena audio ad alta fedeltà, della buona musica, in un ambiente confortevole e per un numero ristretto di persone.

Ciò che oggi chiamiamo Club Dave Mancuso lo ha proposto nel suo appartamento nel quartiere di Chelsea, all’angolo tra Broadway e Bleecker Street a New York. E lo ha chiamato “The Loft”, era inizialmente ampio circa 220 mq, con il soffitto alto poco più di 4 metri, ed il pavimento in legno.

Una delle testine per giradischi usate da David Mancuso

Probabilmente ispirandosi alla tradizione nera dei Rent Parties (feste private a pagamento che il proprietario di casa organizzava con lo scopo di raccogliere i soldi per pagare l’affitto), Mancuso comincia a organizzare delle feste: degli House Parties.
In un’intervista disse che tutto nacque in un momento in cui aveva bisogno di soldi per pagare l’affitto del loft in cui viveva dal 1965. Era sempre stato nel mondo della musica e dell’audiofilia, possedeva dischi e strumentazione ad alta fedeltà per suonarli ed ascoltarli, e così decise di organizzare qualche party per raccogliere i soldi che gli servivano. Realmente iniziò tra il 1965 e il ’70 anche se ha sempre affermato che il The Loft è nato nel 1970.
Era molto frustrato dai posti che frequentava, sia per la musica che veniva proposta, sia per gli obblighi a cui bisognava sottostare per entrare, in cui i doorsmen facevano entrare chi volevano, e in cui bisognava avere una certa età, soddisfare un certo codice di abbigliamento per entrare, e poi c’era un soundsystem non all’altezza, in cui il livello sonoro era incontrollabile, fino al punto di dare fastidio alla gente.

 

 

 

David Mancuso durante il sound check prima dei suoi eventi The Loft in giro per il mondo

Su questo è sempre stato un “purista”: il soundsystem per David Mancuso era fondamentale. Avere un soundsystem non all’altezza significa, sia per il livello sonoro troppo alto, sia per la qualità audio bassa, che la gente non riesce a distinguere le peculiarità di una produzione discografica rispetto ad un’altra. Alla fine dice “non sento la differenza”.
Nei parties di Mancuso venivano suonati tutti i tipi di musica, da un capo all’altro dello spettro sonoro e la gente ha scoperto certa buona musica che prima non l’interessava e diceva “Hey, mi piacciono i Led Zeppelin” oppure “Hey, mi piace James Brown”. Ma, soprattutto, si mescolavano persone di diversa estrazione sociale e in questo modo c’era un progresso sociale: in questo si riconosceva la prevalenza della sua formazione culturale Hippie, l’essere fedele ai principi che sono ispiratori dei figli dei fiori.
Fu tra i primi disc jockey della storia, e divenne immediatamente uno dei personaggi più iconici della Grande Mela. Le sue feste però non avevano scopo di lucro e in esse non venivano vendute né bevande alcooliche, né cibo, ed erano frequentabili strettamente su invito. Feste private e “by invitation only” ma nel contempo così influenti da anticipare quella che si sarebbe trasformata in una delle scene musicali più importanti di New York: la Dance Music.

Verifica della stabilità in piano dei giradischi prima degli eventi The Loft

Come detto in precedenza non si pagava un ingresso, non venivano somministrati alcoolici, non c’erano divieti per l’età, l’abbigliamento, ma soprattutto non c’era sovraffollamento e c’era cura per il soundsystem e per la qualità della musica suonata.
Si trattava di feste per circa 200 persone delle più svariate estrazioni sociali, etniche e culturali, frequentate anche dai primi dj della storia, nomi come Larry Levan, Frankie Knuckles, David Morales, Francois Kevorkian, Nicky Siano, Tony Humphries, Francis Grasso. La selezione degli invitati era estremamente rigorosa e variegata, e includeva artisti di ogni tipo, stretti amici di Mancuso, fino a galleristi e uomini d’affari.
Chi partecipava lasciava un contributo e questo non riduceva minimamente la gradevolezza dell’ospitalità che si traduceva in un’avvolgente atmosfera volta a creare un feeling intimo tra i partecipanti, cercando, se possibile, una riproducibilità dell’evento al fine di poter offrire un’esperienza unica nel suo genere in varie occasioni. Un bozzolo in cui ascoltare la musica proposta da Mancuso, un missionario con il compito di condividere un’esperienza musicale con i suoi ospiti.
Tutto veniva curato nei minimi dettagli: dalla precisa posizione degli altoparlanti Klipsch, fino alla scelta di puntine e testine dei giradischi realizzate su misura da un’azienda giapponese. Per non parlare della musica suonata scelta da David Mancuso il quale proponeva sonorità estremamente policrome includendo musica latina, africana, Philadelphia soul, funk.

 

 

 

 

 

 

Una delle testine usate ai party The Loft

Il soundsystem del The Loft è considerato uno tra i migliori di sempre, innovativo e imperniato sull’estrema potenza dei bassi, su ispirazione del dub giamaicano.

Non a caso la scelta di Mancuso dei diffusori cadde sui Klipschorn. Il diffusore Klipschorn venne lanciato nel 1946 per consentire alle persone, per la prima volta in assoluto, di provare la potenza, la ricchezza dei dettagli e le emozioni del suono professionale nelle proprie abitazioni. E’ un diffusore a tromba ad angolo, include un driver a compressione nella gamma intermedia e un tweeter con caricamento a tromba di alta efficienza. Il woofer da 38,1 cm a tromba ripiegata, brevettato, assicura un suono potente alle basse frequenze.

 

Un diffusore Klipschorn

L’introduzione del Klipschorn ha stabilito lo standard quando si richiede alta sensibilità, ampia gamma dinamica, bassa distorsione e risposta in frequenza regolare. Il Klipschorn è rimasto relativamente inalterato dai suoi inizi ed è l’unico diffusore al mondo in produzione ininterrotta da 60 anni.
David Mancuso scoprì il suono dei diffusori Klipschorn nel 1969 da un suo amico e rimase stupito da come suonavano; essendo un hobbista audio da una vita cercava il giusto diffusore, e ne comprò una coppia. Conobbe Alex Rosner (che poi costruirà il primo mixer stereofonico per Francis Grasso e diventerà il progettista del soundsystem di locali storici newyorkesi della nascente scena disco come il Paradise Garage e il celebre Studio 54) perché aveva bisogno di una seconda coppia di altoparlanti e all’epoca la Klipsch Associates era una compagnia molto piccola e, se si voleva comprare dei Klipschorn, Alex Rosner era l’unica persona nella parte nord-est degli Stati Uniti che aveva la concessione per venderli. Li comprò ed organizzò un party per raccogliere fondi anche per pagare l’affitto del loft.

Il primo party “ufficiale” organizzato al “The Loft” Mancuso lo chiamò “Love Saves the Day”: era il 14 febbraio 1970, il giorno di San Valentino. “The Loft” divenne da quel momento il punto di riferimento per la comunità gay e per tutti coloro che erano alla ricerca di un’alternativa alle notti musicali più commerciali della città.

I primi eventi al “The Loft” vennero organizzati nel 1970 in maniera sporadica ma ben presto l’appuntamento divenne a cadenza settimanale.

Un party The Loft

L’idea di David Mancuso fu ispiratrice della nascita di alcune tra le più importanti discoteche newyorkesi degli anni settanta, come ad esempio il Paradise Garage, il The Gallery e il The Saint. Il soundsystem diviene fondamentale e una caratteristica propria del locale, a seconda delle sensazioni che si vogliono trasmettere ai frequentatori, e al tipo di musica che si propone.

Al Paradise Garage Larry Levan aveva costruito un rapporto di assoluta simbiosi con il suo impianto perfezionatosi nel corso del tempo al punto che ballare lì era un’esperienza religiosa per i suoi devoti. Il soundsystem del locale era così celebre che dopo la sua chiusura definitiva, nel 1986, venne acquistato dal londinese Ministry of Sound in cui ancora oggi trasferisce le proprie “buone vibrazioni” (good vibrations) ad una nuova generazione di dance maniaci.

Tra i frequentatori del The Loft vi era anche un certo Nicky Siano, considerato uno dei pionieri della dance music. A soli 16 anni è già tra i deejay protagonisti al “The Loft” e nel 1972 apre a SoHo la discoteca The Gallery. Qui ospita dj come Larry Levan e Frankie Knuckles (anch’essi frequentatori del locale di David Mancuso), e fa esibire per la prima volta dal vivo alcuni cantanti di musica dance come Grace Jones e Loleatta Holloway, oltre a cantanti agli albori della propria carriera come Patti LaBelle, David Bowie, Mick Jagger. Il The Gallery chiude nel 1978 e Siano inizia a lavorare all’Enchanted Garden, un locale nella zona newyorkese del Queens. Il locale era di proprietà di un certo Steve Rubell, che ben presto apre il nuovo Studio 54: Siano vi si trasferisce, e diviene il primo dj resident, rimanendovi per quasi un anno e mezzo.

In quegli anni il mondo della musica era in fermento e fra i dj c’era una ricerca continua per proporre novità che riuscissero a catturare l’interesse dei frequentatori dei locali. Personaggi come David Mancuso, Larry Levan, Frankie Knuckles, David Morales, Francois Kevorkian, Nicky Siano, Tony Humphries, Francis Grasso erano precursori di tecniche e innovazioni delle quali noi oggi possiamo avvalerci in tutti i club del mondo.

 

Il primo mixer costruito per Francis Grasso da Alex Rosner

In un’intervista Alex Rosner disse:

“All’epoca tutti i mixer erano monofonici e concepiti per l’uso broadcast monofonico, dato che tutte le stazioni radio trasmettevano in mono. Louis (Rudy) Bozak costruiva mixer monofonici per l’uso broadcast e per trasmissioni pubbliche in genere. In particolare un modello di sua produzione – con 10 ingressi e 2 uscite – era perfetto per la modifica stereofonica. Dunque un giorno gli dissi: quello che manca è un mixer stereo, perché la stereofonia è la strada giusta”.

Bozak si convinse e cominciò la produzione. In seguito spedì il mixer a Rosner per provarlo e lui gli versò sopra una bottiglia di Coca-Cola. Così, accertato che continuava a funzionare perfettamente, ne certificò l’affidabilità.
Rosner lesse la documentazione tecnica della Bell riguardante la stereofonia. Si convinse che fosse una cosa perfetta per il club. Fino ad allora aveva costruito un piccolo mixer stereo usando faders lineari e due amplificatori per cuffia per il cueing. Lo diede a Francis Grasso. Era un dispositivo abbastanza primitivo e non aveva un suono molto fedele, ma faceva bene il suo lavoro, il suo tecnico lo colorò di rosa-rosso e venne battezzato Rosie.
Alex Rosner contribuì anche alla realizzazione del soundsystem del The Loft insieme a David Mancuso.
Alla fine degli anni ’70 David Mancuso scelse di abbandonare il missaggio audio, il beatmatching e il pitch-shifting in favore di un approccio più “purista” verso la riproduzione del suono, tipico degli audiofili.
La sua catena audio Hi-Fi era già ricercata, ma rimuovendo componenti che modificavano necessariamente il suono, semplicemente a causa della loro presenza, benché di ottima qualità, egli cercava la maggior naturalezza della riproduzione sonora di ciò che l’artista ha inciso. In una delle sue interviste affermava infatti, certamente con la propria competenza in materia di Alta Fedeltà, che “Quando si modifica il pitch control di un brano di Billie Holiday, si sta andando a modificare le caratteristiche di ciò che si sta ascoltando” e questo per un purista del suono è inaccettabile.
Il 19 Settembre del 2004 gli venne assegnata una delle onorificenze più ambite: il suo nome entrò a far parte della prestigiosa Dance Music Hall Of Fame, nella categoria DJ. L’organismo composto dai più accreditati Storici, Giornalisti, ed esperti del settore musicale riconosce i contributi di coloro che hanno avuto un impatto significativo sull’evoluzione e lo sviluppo della musica da ballo, e assegnano tale riconoscimento ad una ristrettissima cerchia di Produttori Discografici, Artisti, Deejay, e Brani, che hanno reso grande la musica Dance in tutto il mondo. Ricevere un’onorificenza da tale organismo è sinonimo di immortalità artistica.
David Mancuso è scomparso la notte del 14 Novembre 2016 all’età di 72 anni. Veniva considerato da tutti i Dj che hanno iniziato la loro carriera negli anni ‘70 e ‘80 un vero e proprio mentore, quasi un padre. Ci ha lasciato in eredità il concetto di Club, la passione per la buona musica e il desiderio di ascoltarla in maniera il più possibile fedele alla realtà in cui era stata incisa. Forse per qualcuno è poco ma per gli appassionati di musica è tutto.

Written by Dr. Joseph

 

Bibliografia

Interview: Loft founder David Mancuso By Red Bull Music Academy on June 10, 2016
Klipsch: No Bullshit By Colleen ‘Cosmo’ Murphy November 10, 2016
G. Marrone, Sensi alterati: droghe, musica, immagini, Meltemi Editore, 2005, p.32, ISBN 978-88-8353-420-1.
Pierfrancesco Pacoda, Sulle rotte del rave. Dj’s party e piste da ballo da Goa a Londra, da Bali a Ibiza, Feltrinelli, 2002, a pag. 37, ISBN 978-88-7108-178-6.